Le colline, le Ville e l' Eremo
Un percorso ad anello di 17 chilometri tra vigneti e colline con suggestivi panorami sulla Valle del Reno
Tipologia: Ad anello
Interesse: Paesaggistico
Durata: 01:30 circa
Lunghezza: 17,3 Km
Dislivello Salita: 379 mt
Dislivello Discesa: 378 mt
Approvv. acqua: Sì
Segnalato: in parte
Difficoltà: MC - Per cicloescursionisti
di media capacità tecnica
Itinerario
Il Parco della Chiusa è la partenza di questo lungo anello, adatto a chi ha la gamba allenata sulla mountain bike. Si segue il percorso CAI 112 VD, nientemeno che la Via degli Dei, ossia il celebre collegamento tra Bologna e Firenze attraverso gli Appennini. Si attraversa la passerella sul Reno [19], e, dopo gli impianti sportivi, si giunge sull’asfaltata (via Allende). In prossimità dell’incrocio con la Porrettana, si consiglia di seguire la ciclabile che arriva fino al Parco Faianello, evitando così di procedere sulla Statale per un tratto piuttosto insidioso. Dal Faianello, si attraversa la Porrettana e si imbocca via Rosa. Da qui le cose si fanno più impegnative: ci si arrampica infatti sulla meravigliosa collina di Casalecchio, attraverso vigneti e filari di querce secolari. Lungo questo tratto si incontra Villa Marescalchi, e, poco dopo, l’Eremo di Tizzano. Da qui la strada procede in discesa fino al quartiere arullina, dove si può fare una sosta al parco dell’omonima villa. Si segue quindi via Manzoni, poi via Respighi e si attraversa la Bazzanese. Seguendo le indicazioni per la stazione ferroviaria, si arriva ad una rampa che si raccorda con una ciclabile. Si procede fino ad una rotonda e poi ancora dritto, imboccando via Ugo Bassi e quindi via dei Mille. Si arriva proprio di fronte al Ponte della Pace; lo si può attraversare oppure scegliere di proseguire per via Tripoli fino al nuovo ponte della Filanda. Da qui potete seguire un tratto del percorso dei quattro ponti, descritto alla pagina dedicata, fino a tornare al Parco della Chiusa.
Eremo di Tizzano
Il complesso monastico dell’Eremo è costituito da molti edifici ed ha vissuto vicende assai varie: nacque per decisione dei Monaci Eremitani Camaldolesi di Monte Corona (Frascati) che decisero di avviare una nuova comunità nel Bolognese sul terreno della famiglia Guastavillani. La chiesa, dedicata a San Benedetto, fu iniziata nel 1655 ma i lavori andarono a rilento: fu quindi terminata nel 1741 e consacrata il 27 agosto dal Cardinale Giovanni Battista Scarselli. La facciata ha linee semplici, stile barocco spoglio ed elegante, di monastica severità. All’interno una navata unica, alta e luminosa con cappelle laterali collegate fra loro da stretti passaggi. Sull’Altare Maggiore e nelle cappelle laterali sono presenti diverse opere di artisti bolognesi, tutte databili fra il XVI e il XVIII secolo. Fra tutte spicca un Crocefisso incastonato in una cornice marmorea a forma di croce. Alla base un reliquiario custodisce frammenti della Vera Croce ed altre
reliquie testimonianze della Passione di Cristo, oggetto di venerazione da parte delle popolazioni locali. Sul lato sinistro si erge il campanile costruito nel 1724, un tempo abitato dal Priore. Nell’ampio prato sul retro erano sistemate 22 celle per i Monaci Eremiti, ora esistono solo le mura perimetrali di due piccole abitazioni. Dal prato antistante l’Eremo si può godere una splendida vista su Casalecchio e Bologna.
Gli ulivi di Casalecchio
L’ulivo, tipica essenza mediterranea, assente negli ultimi tre secoli dal nostro paesaggio, era
presente in Emilia-Romagna fin dal Medioevo. Anche Casalecchio fu terra di olivi e a testimonianza di ciò si trovano alcuni alberi ultra-centenari. E’ ancora in vita un esemplare di circa trecento anni di età rinvenuto nell’estremità occidentale della tenuta dei Visconti di Modrone. Nei pressi dell’Eremo di Tizzano, scendendo verso la Cà Bianca, sono presenti due ceppaie di cinque metri di circonferenza, il che le fa datare come vecchie di secoli. Altri due olivi sono stati trovati a Ceretolo, presso la Villa Guidi; ancora oggi i loro ramoscelli vengono tagliati e regalati alle famiglie della zona in occasione della Domenica delle Palme.
Sembra che i più antichi olivi di Casalecchio furono piantati al podere Cà di Sotto: se ne ha una testimonianza cartacea risalente al 1607. Gli olivi furono qui coltivati per quasi tutto il secolo XVIII e forse anche successivamente; in seguito allo sviluppo dei trasporti divenne più conveniente importare olio dal sud Italia piuttosto che produrlo in loco, quindi le piante furono sostituite con altre coltivazioni. Anche all’interno del Parco della Chiusa sembra certo ci fossero coltivazioni di olivo, oltre ai vigneti: se ne parla nel Catasto Boncompagni. Oggi non c’è traccia di questo oliveto ma un recente progetto di sistemazione del Parco prevede di rimettere a coltura i vecchi terreni dei Sampieri-Talon e quindi è probabile che presto rivedremo qualche olivo nel comune.